Le Autorità portuali contestano i dati del Governo

Doveva essere approvato la scorsa settimana il decreto sulla ripartizione del fondo ricavato dall’iva complessiva dovuta all’importazione merci nei porti italiani. Si è convenuto di farlo slittare di almeno due settimane per poi farla firmare dai Ministri Lupi e Saccomanno alla fine dell’anno. In verità le contestazioni da parte di Autorità Portuali annunciavano  ricorsi al Tar forse anche alla Corte Europea.

La bozza del Decreto Ministeriale, elaborato dai Ministeri  Trasporti ed Economia, già nell’ultima Assemblea di Assoporti aveva subito delle contestazioni; il decreto-bozza ripartiva il fondo, formato dall’1% dell’iva – quasi 16 miliardi di euro – con un tetto che blocca a 90 milioni di euro i fondi invece dei propri 159 milioni, da cui le rimostranze delle Autorità; bozza che sarebbe dovuta essere esaminata dalla Conferenza Stato-Regioni la scorsa settimana e poi approvata dal Governo.

Nel decreto-bozza, come previsto, l’80% dei 90 milioni è stato diviso in proporzione all’iva “prodotta”da ciascun porto ed il resto è stato assegnato con criterio perequativo. Per cui, proprio sul metodo di calcolo utilizzato dai Ministeri e Agenzie delle Dogane, ancora prima di essere approvato, sono state sollevate delle perplessità e rilevate delle discrepanze tra i dati di alcune Autorità e quelle ufficiali delle Agenzie delle Dogane. Fra queste figurano Trieste, Ravenna e Marina di Carrara.

In foto, abbiamo riportato i dati relativi ai porti pugliesi secondo gli allegati di seguito. In attesa che di ulteriori chiarimenti da parte dei Ministeri, il sospetto su alcune classifiche dei flussi merceologiche ci fa riflettere.

 

Abele Carruezzo