L’Autorità portuale di La Spezia rigetta le accuse di Legambiente e Goletta Verde

LA SPEZIA – Proprio in nome della trasparenza e della massima collaborazione l’Autorità Portuale invita Goletta Verde a verificare la veridicità di quanto affermato in più occasioni dall’Autorità portuale di La Spezia sul sito dell’Ente.

E’ sufficiente andare su www.porto.laspezia.it, cliccare sull’highlight “Bonifiche e Dragaggi” e sul sito “Maciste” (cliccare su “Ambiente” nel sito AP) per consultare tutti i documenti (delibere, capitolati speciali, progetti di dragaggio, decreti di bonifica, piani di monitoraggio dell’ambiente marino ) e per trarre così un quadro completo delle attività di bonifica e dragaggio svolte dall’AP in rispetto da quanto prescritto dal Ministero dell’Ambiente.

Non esistono altri documenti in possesso dell’AP che non siano stati pubblicati, proprio in nome di quella trasparenza da parte dell’Ente di via del Molo che oggi è invece stato ingiustamente accusato da Goletta Verde di esserne privo.

L’AP ribadisce inoltre che, grazie ai fondi destinati ai dragaggi, è ad oggi l’unico ente ad avere effettuato bonifiche a mare all’interno del sito di Pitelli, utilizzando le uniche tecniche ambientali ritenute idonee non dall’Autorità Portuale, ma dall’ISPRA (ex ICRAM) e dal Ministero dell’Ambiente.

Dal 2007 vengono effettuate le attività di bonifica e successivo escavo, e sono stati asportati negli anni circa 500mila metri cubi di fango. Tale azione può aver solo fatto diminuire la fangosità del Golfo e non, come affermato da Goletta Verde, fatto aumentare la quantità!
Al contrario dell’attività di dragaggio, che appunto asporta il materiale, c’è l’apporto degli oltre 30 canali che sfociano nel golfo, tra cui il Fossamastra, il Nuovo e Vecchia Dorgia, il Lagora, il Rossano e il Cappelletto…

AP sottolinea ancora una volta che ogni accertamento finora svolto da parte di tutti gli Enti preposti – ISPRA, ARPAL, ISS, ASL5, IZS e Capitaneria di Porto -, ha assicurato che non esiste alcun collegamento tra i lavori di dragaggio del molo Garibaldi e le morie di muscoli avvenute tra dicembre e febbraio in alcuni vivai presso la diga.

A queste conclusioni conducono anche gli studi e le ricerche che la stessa AP ha prontamente commissionato alle Università di Genova e di Padova e alla DHI. Quest’ultima, società danese specializzata in studi sulle correnti marine e sulla dispersione di solidi sospesi, ha consegnato proprio in questi giorni un modello di dispersione dei sedimenti che esclude l’interferenza della torbidità eventualmente generata dall’attività di dragaggio con gli impianti di mitilicoltura.