Il fronte del Mar Nero si complica

Kerch-La Russia si sta impegnando sempre più a complicare la navigazione da e per il Mar d’Azov. Fino ad oggi, la Russia ha vietato a 156 navi il transito dal Mar Nero per i porti dell’Ucraina. Fonti di agenzie ucraine affermano che la Russia sta sconvolgendo la navigazione e il commercio internazionale nelle acque del Mar Nero e del Mar d’Azov; costruisce ponti, condotte e cavi senza consultare le Autorità ucraine.

Già con la costruzione del ponte sullo stretto di Kerch, a bassa campata, la Russia ha notevolmente compromesso il commercio di flussi merceologici e trasporti marittimi, limitandone il transito alle grandi navi che non possono raggiungere i grandi porti ucraini di Mariupol e di Berdjans’k. Il Mar d’Azov è una sezione settentrionale del Mar Nero, collegata al corpo d’acqua principale dallo Stretto di Kerch. Anticamente veniva chiamato “lago Meotiano” o mare Meotiano, poiché le coste erano abitate dai Meoti.

Sul Mar Nero, invece si affacciano molti Stati;  fra questi  l’Armenia, Azerbaigian, Grecia e Moldavia, che nel 1992 hanno dato vita all’Organizzazione per la Cooperazione Economica del Mar Nero (BSEC,  Black Sea Economic Cooperation) con sede a Istanbul. L’importanza strategia del Mar d’Azov è vitale sia per la Russia e sia per l’Ucraina. L’annessione di Crimea da parte della Russia nel 2014 è stata una vera e propria espansione territoriale, con la comunità internazionale che continua a non riconoscere.

Mosca considera la Crimea parte del territorio della Federazione, importante per confermare la presenza militare russa nel Mar Nero, quasi una vera continuità di terra/mare della Russia. A conferma di ciò è stato realizzato un ponte che collega le due rive dello Stretto di Kerch e per collegare la Crimea alla madrepatria russa. Di contro, l’Ucraina difende i propri confini e in questi ultimi due anni ha accelerato le pratiche con Bruxelles per realizzare una più solida partnership con la Ue fino all’ingrasso nel Patto Atlantico.

Una possibilità che sta preoccupando la Russia anche da un punto di vista economico; se infatti l’Ucraina considera la presenza militare russa uno strumento di Mosca per stravolgere il commercio marittimo con i porti di Mariupol e di Berdjans’k, anche la Russia ha un interesse grande nell’aver il pieno controllo delle rotte mercantili che collegano i suoi porti del Mar Nero. Lo Stretto di Kerch rappresenta il canale principale per l’esportazione di grano del Mar Nero, ma anche per petrolio, minerali e anche legname.

Dall’aprile 2018, la Russia ha fermato ed ispezionato illegalmente circa 150 navi nel Mar Nero, nel Mar d’Azov e nello Stretto di Kerch, a poche miglia dai porti ucraini. Le Autorità ucraine hanno deferito la Russia al Tribunale dell’Aia, per violazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Law of the Sea). Le sedute del Tribunale sono in corso proprio in questi giorni; si attendono risoluzioni sulla controversia. La Federazione russa si è sempre difesa sostenendo che la Crimea sia diventata indipendente e che sia stata annessa dalla Russia.

Di fatto, però, le navi mercantili che salpano da Mariupol vengono bloccate per “controlli” da ispettori russi; controlli che rallentano il traffico commerciale ucraino, costringendo molti operatori portuali ad abbandonare lo scalo di Mariupol. Intanto, l’Autorità ucraina dei porti marittimi, la notizia è di oggi, investirà circa un miliardo di UHA (1Ukrajinska Hryvnja grivna UHA = 0,0335 Euro) nello sviluppo dei porti del Mar d’Azov nei prossimi due anni.

Sono progetti che riguardano le infrastrutture nei porti di Mariupol e di Berdjans’k per la ricostruzione di quattro accosti su banchine nuove; costruire un nuovo terminal per il grano ed operare i dovuti dragaggi in entrambi i porti. Sarà proposta, da questo fine giugno, una riduzione del 20% del costo della consegna delle merci su rotaia, per agevolare l’intermodalità e  rendere la logistica marittima più accessibile e conveniente sia per spedizionieri e sia compagnie di navigazione.

Abele Carruezzo