Per l’Europa il 2022 sarà l’anno di svolta delle AdSP

Dal prossimo 1 gennaio 2022 entra in vigore la nota di Bruxelles del 4dicembre 2020.

Roma. Ricordiamo che dopo il ‘ricorso’prodotto dalle AdSP, il 7 luglio 2021 la Commissione europea risponde con un ‘controricorso’ sulla tassazione dei porti italiani e il 5 novembre vi è stata l’ultima risposta della Commissione; rimane il verdetto del Tribunale Europeo, atteso nella primavera 2022.
I motivi del ricorso delle AdSP: – le AdSP lamentano la violazione dell’articolo 107, paragrafo 1, del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, ed in particolare una erronea interpretazione ed applicazione da parte della Commissione della nozione di “impresa”, nonché una violazione dell’articolo 296, paragrafo 2, del TFUE; – le AdSP sostengono che la Commissione avrebbe erroneamente interpretato ed applicato la nozione di “trasferimento di risorse statali”; – le AdSP contestano l’esame della selettività e del vantaggio effettuato dalla Commissione nella decisione impugnata; – le AdSP lamentano infine un’erronea interpretazione da parte della Commissione delle nozioni di “distorsione della concorrenza” e di “incidenza sugli scambi tra Stati membri”.

In attesa sia della pronuncia del Tribunale dell’Unione Europea, sia di un’ auspicata presa di posizione del nostro Governo sulla questione, molti presidenti di AdSP propongono riflessioni su quale possa essere il modello di ‘governance’ migliore per i nostri porti e allo stesso tempo, per l’intero settore dell’industria marittimo/portuale.

La Commissione continua a ribadire che “lo stato giuridico di un ente ai sensi del diritto nazionale è ininfluente. (…) L’unico criterio pertinente, in materia di aiuti di Stato, è l’esercizio di una attività economica”. E che la riscossione di canoni e di tasse portuali lo sia, perché esercitata a fronte della prestazione di un servizio come dimostrerebbe anche – dettaglio non dirimente ma rilevante – il fatto che le AdSP abbiano facoltà di incidere, per legge, sul ‘quantum’ di canoni e tasse.

La Commissione europea sostiene fermamente l’esistenza di un mercato relativo alla gestione del bene demaniale portuale e delle relative infrastrutture in cui le singole AdSP si trovano invero a competere con altre AdSP ovvero con soggetti di diritto privato. In altri termini, la Commissione europea ritiene che l’infrastruttura portuale sia difatti utilizzata a fini commerciali e non resa accessibile a titolo gratuito a chiunque ne volesse concretamente disporre.

Attualmente, le AdSP italiane hanno di fronte una situazione complessa: poiché il Governo italiano non ha impugnato la decisione della Commissione Europea, ma lo hanno fatto solo le Autorità di sistema portuale, rimane valida ed in vigore la richiesta della Commissione europea all’Italia di abolire le esenzioni dall’imposta sulle società di cui beneficiano i porti italiani allo scopo di allineare il regime fiscale nazionale alle norme Ue in materia di aiuti di Stato.

Tale ‘comunicazione’- di un anno fa e che alleghiamo – ora diventerà effettiva dal prossimo1 gennaio 2022, per cui il nostro Governo avrebbe dovuto già predisporre misure per rimediare a questa incongruenza; l’azione più urgente sarebbe quella di creare all’interno delle AdSP e negli altri porti una doppia contabilità fra quelle che secondo Bruxelles sono assimilabili ad attività d’impresa, cioè da sottoporre a imposizione fiscale, e quelle che non lo sono. Al momento, però, non troviamo nessun impegno da parte dei Ministeri e soprattutto dall’esecutivo Draghi: le AdSP sono lasciate … ‘sole’.

Abele Carruezzo