I pirati somali responsabili del diritto alla persona negato

Il Piracy Reporting Centre (PRC), dell’International Maritime Bureau, nel dare i risultati sugli attacchi dei pirati a navi mercantili del primo semestre 2011, ha sottolineato ancora una volta che questo problema va risolto in modo sistemico con la partecipazione di tutti.

Quindi non più una strategia per “obiettivi”, ma per “effetti” causati, portando azioni decisive all’ambiente in cui si svolge tale fenomeno complesso. Nella prima metà del 2011, gli attacchi dei pirati alle navi sono risultati 266, quasi con un aumento del 36% rispetto all’anno precedente;  mentre secondo l’IBM i risultati portati a fine – sequestro, positivamente, sono scesi di numero.

I pirati somali, impegnati nelle acque del Mare Arabico, sono responsabili di oltre il 60% di tutti gli attacchi di pirateria del mondo, fruttando milioni di dollari per i riscatti. Nella prima metà del 2011, la maggior parte degli attacchi si è verificata nella zona est e nord-est del Golfo di Aden, proprio sulla rotta delle petroliere da e per il Golfo Persico.

Ancora una volta, è doveroso sensibilizzare le Autorità governative italiane circa il dramma delle famiglie dei marittimi sequestrati; non solo privati del diritto alla “persona” come uomini, ma porta a privare ai loro cari anche un “futuro” che diventa sempre più precario con il passare dei giorni.

Rimane l’affidamento alle preghiere di speranza di Papa Benedetto XVI; ai comunicati semestrali – pura statistica – dell’International Maritime Bureau, anche se il PRC lavora a stretto contatto con i vari governi e le forze dell’ordine, nel tentativo di ridurre tale fenomeno; ad oggi, per i nostri marittimi sequestrati, rimane il silenzio stampa permanente da parte delle nostre Autorità.

Abele Carruezzo