Autorità dei Trasporti: decide il Parlamento

Il premier italiano Enrico Letta aveva detto che il progetto per l’istituzione dell’Autorità dei Trasporti è importante per il futuro logistico della nostra Italia ”piattaforma naturale” nel Mediterraneo e legata al nord dell’Europa attraverso i valichi dell’alta velocità e capacità. Non solo. Il progetto coinvolgerà tutti i ministeri, in particolare quello degli Esteri e dello Sviluppo Economico, perché, ha affermato Letta: “ specifico per attrarre investimenti esteri in vista dell’Expo 2015”.

In questi due ultimi mesi, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, durante le sue presenze pubbliche a vari convegni dedicati, ha sempre sostenuto che l’autorità dei trasporti è uno strumento efficace per procedere alla liberalizzazione del mercato e capace di disciplinare un settore importante come quello dei trasporti. Sicurezza ostentata da parte Lupi, che vede, per il 30 luglio prossimo, la costituzione di detta nascente authority, dichiarando in una recente  intervista quanto segue: “abbiamo scelto persone qualificate e che garantiscono una funzione terza indispensabile per una liberalizzazione del settore; mi auguro che il Parlamento, nella sua autonomia, proceda rapidamente al completamento dell’iter”.

E ancora: “ A questo punto si può dire che l’Italia crede fortemente alla strategicità di questo settore ma altrettanto all’apertura del mercato e all’attrazione dei consumatori e dei cittadini”. Una riflessione è d’obbligo. Tale organismo nasce in un ambiente della “logistica” che preme sempre più a distribuire i flussi di traffico merceologici tramite le modalità di trasporto ferro/gomma, trascurando il segmento marittimo e relegando l’intermodalità ai posteri.

E’ vero che il futuro sarà della logistica, ma non si può trascurare la non sostenibilità delle nostre autostrade a contenere aumenti di tonnellate/kilometro, senza pensare che la “piattaforma Italia” sia servita già dalle due naturali autostrade del mare, quella tirrenica e quella adriatica; quindi vanno incoraggiate, sostenute e più articolate per nodi di origine/destino. E poi, rivitalizzare e forzare nei tempi la nascente Autorità dei Trasporti, comporterebbero delle incertezze sulle attuali Autorità Portuali. Infatti, si creerebbe un secondo livello di governance (aggiuntivo di controllo burocratico pubblico) su imprese che operano in ambito portuale; di fatto, poi si trasforma la natura funzionale delle AP dettata dalla legge, mi riferisco a tutto lo jus demanio marittimo. Se, in effetti, si voleva un reale ammodernamento delle AP per rispondere alle nuove esigenze dell’utenza portuale, (qualche forza politica parla di eliminarle del tutto), bastava e basta riformare alcuni punti controversi della legge 84/94.

Sburocratizzare l’iter dei vari Piani Regolatori del porto rendendoli più adeguati e funzionali ai tempi di una logistica dei trasporti marittimi e con una visione di governance più efficiente/efficace; una gestione più snella del comitato portuale sia per il controllo e per la gestione degli atti; servizi tecnico-nautici più funzionali nei confronti del porto, delle navi e delle merci.  L’Italia del “fare” diventa sempre più complessa; sempre più “ragionieristica” e sempre meno “politica” delle idee da realizzare per il bene comune.

 

Abele Carruezzo