C’E UN PO’ DI CROAZIA NELLE MIRE DEGLI ARMATORI ITALIANI E GRECI

ROMA – Nonostante il governo di Zagabria, all’inizio di quest’anno, abbia deciso di postergare al 2018 la liberalizzazione del mercato delle rotte marittime nazionali, è già caccia all’identikit degli operatori europei che potrebbero essere della partita assieme a Jadrolinija e ad un nutrito manipolo di operatori locali.

Di questi tempi, del resto, la liberalizzazione di ben 47 rotte nazionali (23 linee traghetto, 14 per catamarano e 10 lungoadriatiche) rende appetenti gli stomaci degli operatori adriatici che, nell’arco di due lustri, hanno perso per strada oltre 1 milione di passeggeri. Certo, non tutte le predette rotte garantiscono attualmente generosi margini di profitto: solo cinque di esse (ad esempio le tratte Spalato – San Pietro di Brazza, Zara – Oltre, Valbisca – Smergo superano) generano adeguati flussi di cassa mentre, negli altri casi, il ricorso alla contribuzione pubblica è d’uopo.

Ciononostante, all’appello del governo croato potrebbero rispondere innanzitutto gli stati maggiori dell’industria marittima italiana ed ellenica: alcune compagnie, si rincorrono le voci da Zagabria, avrebbero già sciolto le proprie riserve e inviato sul luogo fedeli plenipotenziari. Monsieur Aponte potrebbe sbrigliare le controllate SNAV (corre già tra Ancona, Spalato e Hvar) e Grandi Navi Veloci sebbene quest’ultima, al pari di Moby Lines e Tirrenia, prediliga il grande cabòtaggio.

Dalle parti del golfo di Napoli, specificatamente in Via Marchese Campodisola, le linee telefoniche del Gruppo Grimaldi sono di per sé roventi: l’affare Hellenic Seaways crea fin troppi grattacapi (il duo Lazard – Piraeus dovrebbe, tuttavia, decidere a breve del 40.44% della compagnia ellenica) eppure non si può aprioristicamente escludere una incursione grimaldina sul mercato croato. Anzi, il gruppo partenopeo potrebbe essere indirettamente coinvolto dall’acquisizione di Hellenic Seaways la quale, tenuto conto delle personali peculiarità (i.e. collegamenti serviti e navi operative), viene accreditata da tempo immemore quale principale contendente di Jadrolinja.

Per quest’ultima, storica compagnia di bandiera croata sin dal 1947, si preannuncia il fatidico giro di boa. E’ stato messo a punto per i prossimi dieci anni un corposo piano d’investimento nell’ordine dei 281 milioni di euro che non solo porterà ad un radicale rinnovamento della flotta (circa 26 nuove unità) quanto, anche, ad uno svecchiamento culturale dell’impresa, dal capitale umano fino alla digitalizzazione dei processi gestionali e promozionali. Così come ha rivelato alla stampa, pochi giorni or sono, il CEO Alan Klanac, “è da anni che Jadrolinija si prepara strategicamente alla liberalizzazione del mercato marittimo interno.

Noi abbiamo grandi ambizioni e vorremmo continuare a servire le 34 linee che operiamo attualmente. Abbiamo una grandissima esperienza nel piccolo cabòtaggio e potremmo essere avvantaggiati rispetto ad altri. Nonostante la possibile avanzata italo – greca, non percepiamo la concorrenza straniera come un male assoluto purchè, enfatizza Klanac, i nuovi operatori garantiscano i medesimi standard di qualità nei collegamenti tra la terra ferma e le isole”.

Su quest’aspetto, secondo il Direttore dell’Agenzia nazionale croata per i trasporti marittimi costieri, Ivan Franicevic, non c’è da temere alcuna turbativa: “i futuri aggiudicatari degli slot, a prescindere dai profitti che ragionevolmente ne conseguono, dovranno garantire gli attuali livelli qualitativi occupazionali. I lavoratori impiegati sulle rotte nazionali, infatti, dovranno avere padronanza della lingua croata nonché possedere le certificazioni all’uopo richieste dalla legislazione locale”.

Sui tempi del processo di liberalizzazione, lo stesso Franicevic ha dichiarato come “le prime procedure di gara per l’affidamento in concessione dei collegamenti marittimi saranno pubblicate verso la fine della prossima primavera. Ci sono aspetti che meritano ancora definitivo pronunciamento quali, ad esempio, la durata delle concessioni che, a quanto pare, dovrebbe essere non inferiore a sei anni. Comunque vada, le concessioni dovranno essere sottoscritte prima dell’1 gennaio 2018”.

 

Stefano Carbonara