Il Mediterraneo è già in casa

Per ricordare uno dei fondatori del Censis, Gino Martinoli, sia il presidente Giuseppe De Rita che il direttore generale Giuseppe Roma  avevano già scelto come “Tema per il 2011” il passaggio dei Paesi del Mediterraneo a una nuova fase di maturità e la prevedibile rimodulazione dei rapporti politici ed economici con l’Italia e con l’Europa. Tema di grande attualità soprattutto in questi giorni; così, il 24 marzo 2011, alla manifestazione svoltasi nella Sala dei Presidenti del Senato, a Roma, è stata presentata la ricerca del Censis (Centro studi investimenti sociali): “Il Mediterraneo diventa adulto”. Le cose da sottolineare che la ricerca ha evidenziato sono alcuni fattori strutturali come il ruolo dei giovani, formazione del ceto medio, crescita dei consumi e divari socio-economici interni, lentezza nei processi di sviluppo; fattori che sicuramente hanno generato la conflittualità che si è innescata nei Paesi del Mediterraneo. Il tutto di fronte ad un aumento del Pil della regione del Mediterraneo (arco che va dalla riva sud del Marocco alla Turchia) – come ha detto il direttore Roma – che negli ultimi cinque anni è cresciuto del 22,4%. Quest’area presenta dei sistemi economici più dinamici rispetto a quelli occidentali, anche se esistono dei divari all’interno dell’area stessa.  Solo in Israele, Libia e Turchia i valori del reddito pro-capite sono superiori alla media mondiale, mentre Marocco, Egitto, Palestina e Siria presentano un valore inferiore a 3.000 dollari annui per abitante. Mediamente la ricchezza di un francese è pari a 34 volte quella di un palestinese, quella di un italiano è pari a 17 volte quella di un egiziano e a 13 volte quella di un marocchino. La parte più scottante dell’area, come ha rivelato la ricerca,  riguarda l’occupazione e la elevata presenza di giovani (intellettuali disoccupati), che costituiscono un fattore di pressione su un mercato del lavoro fragile, in contrapposizione a un continente europeo che invecchia progressivamente. Il direttore generale del Censis, nel chiudere il suo intervento, ha ricordato che l’Italia è partner economico principale della Libia, confermata dalla presenza stabile nel Paese di più di cento imprese italiane, prevalentemente collegate al settore petrolifero e alle infrastrutture, oltre che ai settori della meccanica. Per la Tunisia siamo il secondo Paese fornitore, terzo per l’Algeria, quarto per l’Egitto e la Siria. Ed per questo che si può dire che l’Italia ha “il Mediterraneo già in casa”.

Abele Carruezzo