UE diffida l’Italia

E’ il secondo avvertimento per l’Italia da parte della Commissione europea in tema di equipaggiamento marittimo: “di conformare entro due mesi la legislazione nazionale alle ultime norme in materia di equipaggiamento marittimo introdotte dalla normativa europea”. Se entro due mesi “l’Italia non notificherà alla Commissione le misure adottate per garantire la piena conformità al diritto dell’Ue, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’Unione europea”.

La direttiva europea ha l’obiettivo di uniformare l’applicazione delle norme internazionali sull’equipaggiamento marittimo in tutta l’Unione europea, facilitando la libera circolazione nel mercato interno. Stiamo parlando dei dispositivi di salvataggio, di protezione antincendio o apparecchiature di comunicazione radio a bordo delle navi “europee”; uniformare significa possibilità di controllo e garanzia di un elevato livello di qualità e di sicurezza.

Il ritardo nel recepimento pregiudica l’applicazione uniforme delle nuove norme di sicurezza nel mercato interno, compromettendo a volte l’import di tali elementi da parte delle aziende e subire doppi controlli.  L’Europa può vantare “una solida industria di produzione di equipaggiamento marittimo ed è un esportatore netto verso il resto del mondo”. L’industria marittima europea – precisa ancora la Commissione – è un settore ad alto valore aggiunto e impiega direttamente oltre 287mila persone in circa 5.500 imprese.

Insieme a Germania, Regno Unito, Olanda e Francia, l’Italia è uno dei principali produttori europei di equipaggiamento marittimo. Bruxelles ha quindi dato il via libera all’invio all’Italia di un “parere motivato”,  per non aver notificato alla Commissione europea le misure adottate per garantire il rispetto del regolamento aggiornato sull’equipaggiamento marittimo. Le modifiche avrebbero dovuto essere recepite entro il 10 dicembre 2011.

 

Abele Carruezzo